Nel conflitto tra soggettività e oggettività l’esito logico della soggettività è soccombere, perché il successo in sé, ogni tipo di successo, è per sua natura metafisico, appartiene alla sfera dell’oggettività. La soggettività esiste come contraddizione interna dell’oggettività. L’oggettività è contraddittoria perché è anche unica. L’oggettività risolve in continuazione la sua contraddizione uccidendo la soggettività e le soggettività. Il concetto di dialogo pacifico con l’oggettività appartiene alla logica della soggettività e per questo non può essere accolto, né compreso, dall’oggettività. Perfino questa stessa riflessione non può essere interpretata come comprensione che esorcizza il dramma, perché il comprendere e l’esorcizzare appartengono all’oggettività. L’approccio autentico a questa riflessione è solo nella testimonianza vivente del particolare della soggettività. La sua comprensione intellettuale, che in quanto tale appartiene all’oggettività, può toccare la soggettività solo come contraddizione dell’oggettività, che, come detto prima, è il motivo per cui la soggettività esiste.
Questo può spiegare il mio unico sentirmi io, la mia intuizione che debbano esistere altri io e la percezione dell’oggettività: il concetto stesso di spiegazione appartiene all’oggettività, quindi la spiegazione della soggettività mia e altrui è possibile solo come contraddizione interna dell’oggettività. Io sono un prodotto del contraddirsi interno dell’oggettività, io sono contraddizione dell’oggettività, con le conseguenti reazioni dell’oggettività dette sopra. Ogni altro tentativo di comprendere la soggettività in maniere non contraddittorie è semplicemente un altro frutto dell’oggettività che cerca in continuazione di risolvere la sua contraddizione interna uccidendo le manifestazioni di soggettività. Cercare di comprendere la soggettività significa cercare di ucciderla, a meno che non si tratti di comprensione di essa come contraddizione.
Poi, nel dettaglio di ogni singola esistenza, ognuno vede di gestirsi nelle proprie specifiche contraddizioni quotidiane, fino alla morte. Come conseguenza, nel vissuto della spiritualità, la contraddizione va anzitutto accettata, accolta, come costituzione naturale della nostra condizione, e poi gestita, fino alla morte.
La comunicazione della soggettività tra soggetti si muove nella contraddizione, poiché per un verso sarebbe impossibile, per altro verso avviene per l’unicità di questo mondo.
